IL VOLO DELL'ANGELO


Sacra rappresentazione che si tiene tutti gli anni l'ultima domenica del mese di Agosto per i festeggiamenti in onore di San Vincenzo Ferreri.

Un bambino vestito da Angelo viene legato a una fune d'acciaio tesa fra la torre del Castello di Gesualdo e il campanile della Chiesa del SS.Rosario. Sospinto lungo la fune con l'ausilio di carrucole, l'angelo inizia il "volo" fino al centro della sottostante Piazza dove da un palco emerge un uomo vestito da Diavolo. L'angelo e il diavolo ingaggiano una cruenta disputa dialettica ricca di colpi di scena. Conclusa la recita l'angelo completa il suo volo giungendo al campanile. In serata, al termine della processione, l'angelo ripercorre il tragitto al contrario nel simbolico Ritorno al Cielo.

Cenni storici

I primi solenni festeggiamenti in onore del Santo taumaturgo San Vincenzo Ferreri vengono fatti risalire all'anno 1822, visto il ritrovamento di un manifesto celebrativo del primo centenario dell'avvenimento datato appunto 1922. Le origini della manifestazione rimangono invece ancora non chiarite del tutto, infatti dagli archivi della Confraternita della Chiesa del SS. Rosario sono emersi pochi esaustivi elementi per una precisa ricostruzione storica. Il primo documento che ne fa esplicita menzione è datato 21 Agosto 1841 (Cfr: G.Fulcoli, "La tradizione popolare e la festa di san Vincenzo in La Chiesa e il Convento del SS.Rosario a Gesualdo, Avellino, De Angelis Editore 2002). Altre date significative sono: anno 1833, costituzione del primo Comitato-Festa e il 1876, anno in cui le cronache riportano l'infausto evento della rottura della fune (allora fatta di semplice canapa) e la caduta dell'angelo che - si racconta - si salvò cadendo nella fitta vegetazione che allora circondava la fortificazione del castello. Questo avvenimento suscitò una grande emozione nei presenti, tanto che molti gridando al miracolo alzarono inni e preghiere in onore del Santo. La tradizione racconta che la nuova fune che avrebbe dovuto sorreggere l'angelo, stavolta d'acciaio, venne donata da un gruppo di emigranti gesualdini a lavoro su un mercantile statunitense attraccato nel porto di Napoli.

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La recita dell'Angelo e del Diavolo: l'eterna lotta tra il bene e il male

Le scene e i dialoghi della recita evocano l'eterno scontro tra il bene ed il male nella contrapposizione della fede avverso il vizio e le tentazioni della vita terrena. Il testo della "Recita" richiama per ampi aspetti il poema epico "Il Paradiso Perduto" di John Milton del 1667, pertanto, vista l'assoluta mancanza di altri riferimenti storici sull'origine di questo rito, potrebbe essere anche lecito supporre che la "recita dell'Angelo e del Diavolo" fosse inizialmente una rappresentazione teatrale poi diventata spettacolo per il popolo quindi rito religioso nelle celebrazioni in onore del Santo.

Lo spettacolare Volo dell'Angelo, invece, è la simbolica rappresentazione della discesa sulla terra dell'angelo che viene ad omaggiare San Vincenzo Ferreri e il popolo dei suoi fedeli festanti. In serata, dopo aver accompagnato il santo nella processione lungo le strade del paese, l'Angelo nel calar della notte ripercorre a ritroso il tragitto della mattinata impartendo la sua benedizione ai fedeli, che entusiasti e commossi accompagnano tra gli applausi il suo ritorno al cielo.

Il Rito

L'Angelo giunto a metà del percorso in corrispondenza del centro della sottostante piazza Neviera, si rivolge prima al Santo e poi al suo popolo: “O glorioso San Vincenzo Ferreri, io dall'alto vengo e ti saluto, …mi rallegro con te del grande onore che oggi ti rende questo popolo festante…” e poi agitando il suo dardo lancia la sfida al diavolo…“lode a te evviva per sempre a dispetto di Satana e di tutto l'inferno!”….

Il diavolo, nel trambusto di spari e urla disumane, sbuca da sottoterra (un palco montato fra la folla) e risponde: … “di Satana? Di tutto l'Inferno? Quale esile fiato fa cenno al mio nome? Al mio Regno? …Tu! …Chi sei tu, o miserabile uccello dalle ali mozzate che pigolando vai su questa mia terra?....segue un alterco in cui il diavolo, dall’atteggiamento subdolo ed ironico, sbeffeggia il popolo delle sue debolezze e dei suoi vizi, facendo vanto della sua potenza sugli uomini, per poi rivolgersi sarcastico al suo nemico.

L'angelo esalta le virtù della fede nell’elogio al santo ed esorta il popolo a combattere le insidie del male con la preghiera per non cadere nelle tentazioni e nel vizio.

La lotta si placa e il diavolo sconfitto ritorna all’inferno inveendo e minacciando, mentre l’angelo vincitore, nel tripudio generale riprende il suo volo fino al campanile.

 


Il valore religioso e sociale della festa in onore di San Vincenzo Ferreri

La teatralizzazione del rapporto e del conflitto bene-male, che si risolve nella sconfitta del diavolo e nel trionfo dell’angelo, ha un valore fortemente simbolico. Nella processione che segue la lotta, i demoni vinti si aggirano ancora per le strade finché l’angelo ritorna alle sue origini celesti. Ridiscenderà l’anno dopo a ricacciare negli inferi il male e a riportare sulla terra il bene, ritornerà a portare equilibrio tra gli uomini, tra coloro che non sono “né angeli e né demoni, ma angeli e demoni allo stesso tempo”.

A Gesualdo, la festa di San Vincenzo è la festa del raccolto, in un luogo prevalentemente agricolo, il rituale è un modo per ringraziare il santo delle abbondanti produzioni.

È anche la festa degli emigranti, che hanno lasciato il paese per andare a cercare lavoro in America e, in questo giorno, ritornano a visitare case e parenti. È soprattutto la festa del bambino-angelo che svolge un ruolo fondamentale per la comunità. Nel bambino che vola al di sopra della gente, l’identità locale si riconosce in un’unica persona, un santo guerriero che combatte da solo, a nome di tutti, contro ciò che è minaccioso.I

l volo dell'Angelo è una rappresentazione che caratterizza diverse feste patronali soprattutto in Campania, in particolare nei comuni di Giugliano in Campania, Rutino e San Tammaro, nel Molise è documentato nel comune di Vastogirardi, ed inoltre si tengono rappresentazioni simili anche in Sicilia e in Basilicata.


La Festa di San Vincenzo Ferreri a Gesualdo

Una antica leggenda fa risalire il culto di san Vicenzo a Gesualdo a u episodio secondo il quale si riporta che “una comunità religiosa siciliana commissionò ad un artista spagnolo la realizzazione di una statua di San Vincenzo Ferreri.

Nel trasferimento della statua verso la destinazione, i portatori della statua sostarono proprio a Gesualdo. La bellezza della statua e il fascino della storia del santo incantarono i gesualdini, che come se illuminati da una celeste ispirazione, commisero quella che si potrebbe definire una "prepotenza mistica". La leggenda vuole la statua non riparti verso la destinazione ma venne trattenuta a Gesualdo, e da allora il culto di San Vincenzo Ferreri è rimasto fervido e costante”.

In verità abbiamo testimonianze che la Statua del Santo fu acquistata, probabilmente nel 1737. Una relazione del 1767 riporta che la Statua fu acquistata dai monaci domenicani, la somma riportata per l’acquisto è di 50 ducati, e che per costruire tutta la cappella furono spesi 110 ducati. La presenza di una tela, raffigurante il Santo, risalente all metà del XVIII conferma il periodo in cui il culto del Santo è iniziato. La tela in questione raffigura il Santo, secondo i canoni iconografici consolidati: con la veste domenicana, la fiamma sopra la testa, il libro aperto. L’iconografia di San Vincenzo è molto ricca, di solito l'arte lo ha rappresentato spesso come l'angelo dell'Apocalisse e il predicatore dell'ultimo giudizio, con in mano una tromba e una fiamma sulla fronte. Viene tradizionalmente raffigurato con il dito alzato nell'atto di predicare, con le ali, una tromba e una fiamma sulla testa, segni del predicatore del Giudizio Universale .Nel dipinto in questione, ma anche nelle statue, è talvolta raffigurato come angelo dell'apocalisse: ha, quindi, le ali, e regge la tromba il libro della Bibbia aperto al versetto di Ap 14,7[7]: «Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius» ('Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l'ora del suo giudizio'). (ricerche di Giuseppina Finno)


La Recita: testo antico

Angelo: O inclito difensore della Chiesa, o glorioso S. Vincenzo Ferreri, sotto il cui patrocinio tutto questo paese fervido e glorioso riposa, io dall’alto vengo e ti saluto.

Diavolo: Si spalanchino gli abissi or che sorge dal regno delle pene il principe maggiore. Ma chi sei tu che dall’alto stai?

Angelo: Io sono un Angelo del cielo. Tu mi conosci?

Diavolo: Anch’io sono un angelo potente che abbatte, stermina, rovina …

Angelo: Orribile Satanasso tu sei quel mostro indegno e ribelle che, superbo volevi paragonarti a Dio, nostro eccelso invitto Signore, ma per la tua superbia, sconfitto e assalito, meritasti la pena.

Diavolo: Qual pena abbia io mai? Mi basta solo l’onore di aver pugnato con Dio ed ogni pena è niente: l’ira lo sdegno, la rabbia, per la sconfitta avuta, oggi si riaccende potente nel mio petto e non soffro che un uomo abbia l’omaggio a me dovuto. Tremi tutta la terra, tremi tutto il cielo, io solo debbo regnare. Scendete all’armi dunque, all’armi, frementi scuotetevi dal profondo abisso, o miei seguaci e furiosi, come impetuosi fulmini, a me volate: dobbiamo scompigliare le stelle, sconvolgere il mondo intero; oggi dobbiamo combattere e vincere Dio e i suoi Angeli.

Angelo: Conserva dentro di te, iniquo mostro infernale, la tua rabbia ché lottar contro Dio e i suoi seguaci non vale. Satana dov’è? Dove mai i suoi seguaci? Sconfitto e avvilito già precipitato nelle vostre balse infernale a gridare eternamente: Chi come Dio?

Diavolo: Cessa, eterno mio nemico! Ah! Quale furore mi assale. Chi m’incatena le braccia, per impedirmi a sterminare tutti?

Angelo: Oggi, eri venuto a togliere tanti onori al grandissimo taumaturgo S. Vincenzo. China la faccia per terra e dà gloria a Dio e lode a S. Vincenzo Ferreri innanzi a tutto questo popolo fedele. Diavolo: Giammai! Io lodo Dio; accetterei piuttosto mille inferni.

Angelo: Te lo comando, in nome di Dio, per umiliare la tua superbia, mostro scellerato.

Diavolo: Quanta sconfitta mi tocca oggi di avere! Fulmini, saette spalancatemi subito la terra e datemi più facile passaggio all’inferno, ove soffro meno che qui, chinato dinanzi ad un uomo glorificato.

Angelo: O popolo Gesualdino. Giacché voi stessi siete stati presenti alla persecuzione infernale contro del vostro simatico santo, vi inculco a sentire nel vostro cuore un più ardente amore verso di Lui: Io mi rallegro di tanto affetto che gli portate ma siate accorti di non dare al santo quell’onore dovuto al solo Dio.”

ricerche e approfondimenti di Proloco Civitatis Iesualdinae


Galleria Fotografica


Volo dell'Angelo 2014


Documentario RAI anni 70 - Servizio TG1 fine anni 80


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